sabato 8 dicembre 2007

Bologna incontra la Divina Callas


Mostra al Museo della Musica


Abiti, cappelli, gioielli, documenti, lettere, dischi, spartiti musicali. Si è aperta in città la grande mostra dedicata alla divina soprano, mito del Ventesimo secolo, che fino al 27 gennaio 2008 porterà i visitatori del Museo della Musica, in Strada Maggiore 34, a scoprire una Maria Callas inedita. Questa la promessa dei curatori di “Callas sempre Callas”, una grande kermesse espositiva dedicata all’artista nata a New York, di origine greche e matrimonio italiano, per permettere a tutti di “ sfiorare il grande Mito”. Del resto nel lungo percorso diviso in due filoni, esistenziali, quello privato e quello pubblico, sono mostrate le cose più intime appartenute alla grande soprano. Anche la rassegna stampa, composta di recensioni fatte dalle maggiori testate, raccolte dalla stessa Maria Callas tra gli anni 1949 - 1959. Di particolare rilevanza un dipinto ad olio su tavola rappresentante una Sacra Famiglia che le era stato donato dal marito Giovanni Battista Meneghini, industriale veronese, oggetto dal quale la Callas mai si separava, considerandolo un portafortuna. Si narra che, dimenticatolo una volta a Milano mentre era in tourné a Vienna, mandò frettolosamente il suo autista a recuperarlo. L’ideatore della mostra è Michele Nocera, che assieme a Marco Galletti ha curato l'evento. Nocera ha inoltre messo a disposizione cimeli provenienti dal suo Archivio di Sirmione, anche se il suo primo pensiero, nell’atto di organizzare l’evento, è andato all'Archivio Ilario Tamassia di San Prospero di Modena che ha contribuito con 500 originalissimi pezzi. A questa interessante mostra saranno legate alcune manifestazioni di carattere culturale e solidale: un’asta di beneficenza ad invito e una borsa di studio che verrà assegnata dalla Banca Popolare di Milano al soprano che sarà risultato vincente, tra una selezione di elementi del Conservatorio G.B.Martini.
Paolo Loconte

lunedì 3 dicembre 2007

Suonacene un'altra, Fabrizio

The Show Must Comm’On. Sì, avete letto bene, e probabilmente starete pensando che in questa frase c’è un errore grossolano, una storpiatura del titolo più che mai inflazionato della canzone-capolavoro di Freddie Mercury, "The Show Must Go On". In un certo senso avete ragione. Se non fosse che Raffaele Niro, strampalato impresario partenopeo con tanto di corno rosso al collo, si è talmente abituato a pronunciarla così che nessuno potrà mai più tentare di correggerlo! "The Show Must Comm’on" è una battuta ricorrente nel film Lascia perdere, Johnny!, prodotto dalla Fandango, in collaborazione con Medusa film e Sky per la regia di Fabrizio Bentivoglio, al debutto come regista, se non vogliamo considerare la direzione di un cortometraggio del 1999, intitolato "Tipota". 
"La storia di questo film nasce grazie ad alcuni racconti di Fausto Mesolella, chitarrista e componente degli Avion Travel, nonche' grande raccontatore di storie inerenti la musica, la famiglia, i sogni da ragazzi nel periodo degli anni ‘70". Così racconta il regista che lancia con questa pellicola Antimo Merolillo, giovanissimo attore oramai diciottenne, che veste i panni del protagonista Faustino Ciaramella, detto "Johnny", ingenuo e timidissimo ragazzo della provincia di Caserta, alla ricerca di un lavoro per non dover partire per il servizio militare a fine anno.
Fabrizio Bentivoglio ha sottolineato che “Lascia perdere, Johnny!” è stato dedicato a Massimo Osti, un nostro illustre concittadino, scomparso nel 2005 a Bologna. Osti, stilista, ideatore di C.P. Company, alla fine degli anni ’70 cambiò le regole della moda, percorrendo strade sconosciute nell’allora classico mondo del tessuto, inventandosi miscele avveniristiche e scoprendo per primo i materiali di “oggi”. Paolo Loconte

sabato 24 novembre 2007

"Angeli Distratti" e l'orrore della guerra

E’ stato proiettato al cinema Lumiére il "docu-film" Angeli Distratti,finanziato da un pool di produttori,tra i quali Andrea Occhipinti. A presentare il film, di fronte a una platea un po’ disertata, il regista Gianluca Arcopinto e Simona Torretta, che ha collaborato come responsabile dell’associazione Un Ponte Per. La pellicola dal nome poetico è un ulteriore atto d’accusa contro il conflitto in Iraq. Punta il dito verso la più imponente operazione militare condotta dalle forze multinazionali, che a Fallujha ha provocato la morte di centinaia di civili e contaminato l’ambiente con l’utilizzo di armi non convenzionali. La vicenda raccontata, basata su fatti realmente accaduti e' "miscelata" con materiale di repertorio,interviste alla stessa Simona Torretta, ad un reduce americano pentito, ad un medico arabo che prestava servizio nell’ ospedale di Fallujha in quei giorni e a una donna irachena a cui la guerra ha ucciso i due figli. Motore trainante del film è paradossalmente l’ unica vicenda non veritiera: “l'invenzione” del regista che alterna reali filmati di repertorio a un confronto mai avvenuto tra un militare americano e una donna non vedente di Fallujha.I due si parlano, si minacciano, piangono, si confessano, si raccontano, si feriscono. Quando tutto sembra finito e il soldato crede di tornare da dove è venuto,la macchina criminale della Guerra stravolgerà invece le sue aspettative: non risparmiera’ nessuno dei due. Intento principale di questo “docu-film” è ancora una volta quello di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana contro la guerra, perchè non venga ignorata la tragedia irachena. Con le stesse intenzioni si è deciso di promuovere una produzione cinematografica su Fallujha, finalizzata a riconsegnare un po’di verità storica, necessaria a garantire la sua sopravvivenza nel futuro, ma anche a raccogliere fondi per realizzare un intervento di ricostruzione nella citta',praticamente rasa al suolo. Unica nota negativa della serata, la presenza in sala di poche decine di persone, a causa di una insufficente promozione dell'evento, fatto subito confermato anche dal regista stesso al termine della proiezione durante l’incontro col pubblico.Paolo Loconte