mercoledì 22 febbraio 2012

...Anteprima...

Per Road To Biografilm in anteprima
Project Nim

Giovedì 23 febbraio alle 20.20 presso la Sala Bio del Cinema Odeon, Biografilm Festival - International Celebration Of Lives in collaborazione con Multisala Odeon, Feltrinelli Real Cinema e Sacher Distribuzione presenta Project Nim, il documentario che sarà pubblicato a settembre in dvd nella collana Feltrinelli Real Cinema.

Di James Marsh - Premio Oscar per Man On Wire - la straordinaria storia di Nim, lo scimpanzè divenuto negli anni ’70 oggetto di un esperimento passato alla Storia: può una scimmia imparare a comunicare col linguaggio dei segni se allevata da un essere umano? Seguendo il percorso del piccolo scimpanzè, attraverso la società e l'impatto sulle persone con cui viene a contatto, il film rappresenta una vera a biografia, asciutta, onesta ed emozionante, non solo di Nim ma di tutta l’umanità.

Partecipare all’anteprima è facile: basta andare su HYPERLINK "http://www.biografilm.it" www.biografilm.it, inserire il codice PN23SB e seguire le istruzioni che – nei limiti dei posti disponibili - offrono la possibilità di ottenere un ingresso a 4 € (invece di 8 €).
Per sapere tutto sugli appuntamenti di Road to Biografilm basta andare su www.biografilm.it, dove potrete anche trovare le Biografilm Card 2012 ad un prezzo speciale: 16€ (invece di 44€) per la Biografilm Card Plus e 10€ (invece di 30€)per la Biografilm Card Student.
CAST ARTISTICO

Prof. Herbert Terrace PROF.HERBERT TERRACE Stephanie LaFarge STEPHANIE LaFARGE Jenny Lee JENNY LEE Laura-Ann Petitto LAURA-ANN PETITTO Joyce Butler JOYCE BUTLER Bill Tynan BILL TYNAN Renee Falitz RENEE FALITZ Bob Ingersoll BOB INGERSOLL Dr. James Mahoney DR.JAMES MAHONEY Dr.William Lemmon BERN COHEN Stephanie LaFarge REAGAN LEONARD

CAST TECNICO

Regia JAMES MARSH Produttore SIMON CHINN Montaggio JINX GODFREY Produttori esecutivi JOHN BATTSEK ANDREW RUHEMANN Produttori esecutivi JAMIE LAURENSON NICK FRASER HUGO GRUMBAR Fotografia MICHAEL SIMMONDS Musiche Originali DICKON HINCHLIFFE Co-produttori GEORGE CHIGNELL MAUREEN A.RYAN Basato sul libro:

Nim Chimpsky: The Chimp Who Would be Human’ di Elizabeth Hess
Prodotto da Simon Chinn
Una produzione Red Box Films
in associazione con Passion Pictures,
HBO Documentary Films, BBC Films
e UK Film Counci


SINOSSI

Dal regista Premio Oscar per MAN ON WIRE arriva la storia di Nim, lo scimpanzè divenuto, nel 1970, oggetto di un esperimento passato alla storia: si voleva dimostrare come una scimmia potesse imparare a comunicare col linguaggio, se cresciuta come un essere umano.
Seguendo lo straordinario percorso di Nim attraverso la società degli uomini, l'impatto sulle persone con cui viene a contatto, il film è una biografia asciutta e mai sdolcinata di un'animale che si è tentato di far diventare uomo. Conoscendo Nim e la sua vera natura, conosciamo meglio anche la nostra: in maniera divertente, importante e profondamente emozionante.

IL PROGETTO NIM

Novembre 1973: un cucciolo di scimpanzé viene alla luce in una gabbia di un laboratorio per le ricerche sui primati dell’Oklahoma. Qualche giorno dopo, mentre la madre viene sedata con una freccia di anestetico, il cucciolo urlante viene portato via per essere trasferito tra le braccia della sua nuova “mamma” umana, una laureata in psicologia già madre di tre figli.
Ed è così che ha inizio il "Progetto Nim" a tutt’oggi l’esperimento più radicale nel suo genere, il cui obiettivo era dimostrare che se cresciuto e accudito come se fosse un bambino uno scimpanzé può imparare a comunicare attraverso il linguaggio. Con il patrocinio di un professore di psicologia della Columbia University, il progetto prevedeva di insegnare allo scimpanzé a usare il linguaggio dei segni generalmente utilizzato dai sordomuti sperando che riuscisse a immagazzinare un numero sufficiente di parole e nozioni grammaticali da permettergli di esprimere pensieri ed emozioni. In caso di successo, l’esperimento avrebbe avuto conseguenze straordinarie abbattendo per sempre la barriera che separa l’uomo dal suo parente più prossimo e ridefinendo il significato stesso dell’aggettivo “umano”.

In una delle prime immagini del film, vediamo il neonato Nim con un ciuccio in bocca incrociare lo sguardo della sua nuova madre, proprio come avevano fatto con lei in precedenza i suoi figli, stabilendo immediatamente un legame profondo. Subito dopo Nim viene vestito e trasferito nella nuova e grande casa “umana” nell’Upper West Side di Manhattan per iniziare una nuova vita.
Dopo qualche mese, Nim ha già imparato a usare con destrezza il linguaggio dei segni per esprimere i suoi desideri, ma al contempo è anche diventato abilissimo a fare a pezzi la casa apparentemente spinto dal desiderio di portare scompiglio e caos nei rapporti umani tra i suoi occupanti. Astuto, dispettoso e sempre più forte, Nim diventa presto troppo grande e ingombrante per la sua prima famiglia e di conseguenza viene adottato da una serie di studentesse che vivono con lui nella sontuosa tenuta di Delafield a Riverdale, un’enorme villa di proprietà della Columbia University.
Ma la natura animale di Nim continua ad avere il sopravvento e, pur essendo affettuoso e giocherellone, non può fare a meno di aggredire qualunque essere umano che appaia debole ai suoi occhi. Dopo qualche tempo i morsi diventano prassi comune e quando Nim raggiunge i cinque anni di età ed è ormai dotato di un vocabolario di più di 120 parole, la sua “scampagnata” nel mondo degli uomini giunge al termine. L’esperimento viene abbandonato e Nim viene ricondotto in Oklaoma, nel centro di ricerca dove era nato per imparare, dall’oggi al domani, a convivere con i suoi simili.
Ma grazie alla straordinaria capacità di comunicare acquisita durante l’esperimento, Nim stabilisce immediatamente rapporti di amicizia profondi e duraturi con alcuni componenti “umani” dello staff. Purtroppo il centro di ricerche è a corto di fondi e a pochi anni dal suo arrivo, Nim viene venduto a un altro laboratorio a nord di New York dove è condannato a vivere da solo in una gabbia.
La notizia della sua triste sorte arriva presto alle orecchie dei numerosi componenti della sua “famiglia” umana che decidono di adoperarsi per liberarlo grazie anche all’aiuto della stampa e di un avvocato indipendente. L’iniziativa però avrà un esito totalmente diverso da quello sperato: Nim verrà acquistato da un famoso attivista impegnato nella difesa dei diritti degli animali il quale lo trasferirà – davanti a giornalisti e telecamere- nella sua riserva privata in Texas che ospita già numerosi animali – ma non primati - e dove senza altri scimpanzé o esseri umani come amici, Nim sarà più isolato e solo che mai.
Ma per fortuna anche questa volta i suoi amici “umani” faranno di tutto per strapparlo a un triste destino.

Mettendo insieme le testimonianze di tutti coloro che hanno attivamente partecipato a questa straordinaria avventura, film di repertorio finora inediti e immagini eccezionali, PROJECT NIM ci racconta la picaresca storia dello straordinario viaggio di uno scimpanzé e l’effetto indelebile che ha avuto su tutti coloro che ha incontrato sul suo cammino.
PROJECT NIM è la biografia asciutta e fedele di un animale che abbiamo tentato di trasformare in essere umano. E quello che abbiamo imparato sulla sua vera natura – e di conseguenza sulla nostra – è al contempo comico, illuminante e profondamente inquietante.

NOTE DI REGIA

Il tema affrontato da PROJECT NIM è alquanto insolito e non si prestava facilmente ad una trasposizione sul grande schermo. Per questo, consci della difficoltà dell’opera, ci siamo avvalsi dei criteri e delle tecniche generalmente impiegati per raccontare al cinema le biografie degli esseri umani anche se la vita che raccontiamo è quella di uno scimpanzé. Abbiamo seguito Nim dall’infanzia all’età adulta, passando per l’adolescenza, cercando di raccontare i suoi comportamenti e l’impatto che hanno avuto sulla vita degli esseri umani che ha incontrato. Pur essendoci numerose e intriganti similitudini tra i comportamenti dello scimpanzé e quelli degli uomini, l’elemento che realmente plasma e caratterizza la vita di Nim tra di noi – e che alla fine determinerà il suo infelice destino - sono proprio le differenze emerse tra le due specie.

Seguendo la crescita del piccolo Nim, osserverete con divertimento come molti dei suoi comportamenti siano in realtà sorprendentemente familiari: Nim ride, piange, reclama attenzione e affetto, è continuamente alla ricerca di emozioni e ha una tendenza edonistica all’uso delle droghe, è dotato di una memoria straordinaria e non dimentica mai le persone che incontra, anche quelle che ha visto una sola volta, può essere empatico, affettuoso ma anche dispettoso.

Ciò che appare comunque chiaro sin dall’inizio è che la sua natura forte e unica ad avere sempre la meglio. La sua prima “madre,” Stephanie LaFarge, è piuttosto scioccata “dall’animale selvaggio che c’è in lui” e che prende il sopravvento a mano a mano che cresce. Noterete che ogni volta che qualcuno si sente a disagio in sua presenza, lo guarda in maniera sbagliata o in qualche modo gli fa uno sgarro, Nim lo aggredisce facendogli del male. Tuttavia, una volta stabilito con chiarezza chi è il più forte, probabilmente si scuserà e cercherà di fare la pace.
Il paradosso e principale fonte di struggimento per gli esseri che hanno gravitato intorno a Nim era rendersi conto che Nim graffiava e mordeva anche coloro che gli piacevano veramente mentre la cosa più triste e dolorosa per lui era non riuscire a comportarsi diversamente: ed è stato proprio questo a condannarlo all’isolamento una volta cresciuto. Come dice in un momento del film il ricercatore James Mahoney: “Una volta che li chiudi in gabbia, la strada sarà tutta in discesa….” Le sconcertanti reazioni di Nim alla crescente reclusione sono le stesse di migliaia di altri scimpanzé, con caratteristiche individuali ben precise e distinte, costretti a vivere reclusi in condizioni simili o peggiori.

Un’altra premessa importante è riconoscere che la vita di Nim non è mai stata una vita vissuta secondo natura sotto tanti diversi punti di vista. In un modo o nell’altro ha sempre vissuto sotto stretta sorveglianza – e la cattività è una condizione assolutamente innaturale per qualunque animale, figuriamoci per un esemplare che è stato trattato come un essere umano per i primi 5 anni di vita, durante i quali ha interagito solo con esseri umani senza aver alcun contatto con esemplari della sua specie.
E mentre l’obiettivo preciso della ricerca scientifica era crescerlo come se fosse un bambino per potergli inculcare il linguaggio, la maniera in cui è stato condotto l’esperimento apre un enorme interrogativo sull’influenza rispettiva della natura e dell’educazione su una creatura senziente e intelligente, un dibattito che trova una risposta più che eloquente nella vita di Nim.

La storia di Nim ci pone necessariamente di fronte ad alcuni pesanti interrogativi. L’esperimento del linguaggio era già di per sé un esperimento radicale il cui obiettivo ultimo era scoprire cosa succede nella mente di uno scimpanzé e come questi veda il mondo. E se uno scimpanzé è veramente in grado di imparare un linguaggio, quale sarebbe il significato di tutto questo relativamente all’importanza del linguaggio umano e del suo ruolo nel processo evolutivo?

Nim è riuscito veramente ad apprendere un numero rilevante di segni. Ha anche imparato a stare a tavola e ad usare il bagno ma in ogni caso ha sempre usato quello che ha imparato solo per i suoi scopi sfruttando e superando in intelligenza i suoi istruttori. Sminuendo le capacità di comunicazione di Nim e liquidandole come pure e semplici richieste, il Professor Herb Terrace appare deluso perché sostiene che Nim usi i segni solo per ottenere ciò che vuole. Ma considerata la sua totale assenza di potere in questo mondo, chi potrebbe biasimarlo? E per quanto approfondito e scrupoloso fosse il progetto di ricerca su Nim, il film dimostra come molto spesso fosse Nim a studiare e a capire gli esseri umani e non viceversa.

E quante delle caratteristiche che riconosciamo in Nim riflettono si ritrovano in parte nel nostro patrimonio genetico? L’aggressività omicida, le gerarchie sociali, il bisogno di distrazioni e sensazioni edonistiche sono parte integrante anche della nostra specie? Gli esseri umani ritratti nel film offrono scientemente uno specchio a Nim per cercare di capirlo ma dobbiamo anche riflettere bene sullo specchio che lui offre a noi in cambio. Per questo motivo il film si è anche soffermato sull’analisi dei comportamenti puramente umani che Nim ha portato allo scoperto nei suoi amici, compagni e oppressori.

Spero che il film riesca veramente a trasmettere tutto questo, e a far emergere queste idee in maniera leggera regalando al pubblico il racconto della vita di Nim, mostrando ciò che ha fatto e ciò che è stato fatto a lui. Ci tengo a precisare, che il film non vuole essere una dissertazione dotta sulle teorie astratte o sulle questioni scientifiche relative all’esperimento iniziale e di conseguenza le testimonianze degli scienziati che vedrete nel film hanno lo stesso peso di quelle di tutti coloro che sono stati amici di Nim e che hanno potuto osservarlo da vicino.
Se c’è un eroe nel film, a parte lo scimpanzé protagonista, questo è Bob Ingersoll il fan dei Grateful Dead - fumatore di spinelli e disprezzato dagli scienziati. Bob non aveva bisogno dei segni per comunicare con Nim e non era affatto interessato al dibattito sulla sua capacità di apprendere il linguaggio. Bob non ha mai abbandonato Nim e quando si sono ritrovati dopo tanti anni di separazione, si fidava talmente di lui da infilargli una mano in bocca durante un gioco. E Nim lo ha morso solo per gioco, con delicatezza e gentilezza quando avrebbe potuto staccargli le dita se solo avesse voluto farlo. Come ricorda Bob, il segno preferito di Nim non era quello per chiedere o implorare ma era un segno che lui stesso aveva inventato e che aveva sempre utilizzato per indicare “gioco” che voleva dire giochiamo insieme.

Una volta completato il mio lavoro, ero piuttosto indeciso sull’opportunità di chiudere il film con la dichiarazione che sostiene che gli scimpanzé hanno la capacità, o meglio l’istinto, di perdonare. Non intendevo nuocere a Nim affibbiandogli un’altra fuorviante proiezione umana, ma poi mi sono reso conto che il film aveva evidenziato chiaramente diversi esempi della capacità di perdonare di Nim; inoltre la persona che rilascia la dichiarazione in questione è un ricercatore veterinario, il quale per sua stessa ammissione aveva causato sofferenze e dolore agli scimpanzé in nome della scienza ma che è comunque abbastanza qualificato da sapere ciò che dice. Giunti a questo punto della storia, è lui quello che ha più bisogno – e che merita – la benevolenza dell’animale.

– James Marsh, Gennaio 2011
INTERVISTA CON JAMES MARSH ED IL PRODUTTORE SIMON CHINN

Chi ha ispirato il film?
Simon Chinn: Mia moglie Lara! A giugno del 2008, si è imbattuta in un articolo sulla vita di Nim scritto da Elizabeth Hess (l’autrice del libro Nim Chimpsky: The Chimp Who Would Be Human) pubblicato da un quotidiano inglese e essendo giunta quasi alla fine della sua prima gravidanza, la cosa l’ha commossa parecchio. Ed io a mia volta sono stato molto colpito dalla sua reazione – soprattutto perché era la reazione di una donna in procinto di diventare madre per la prima volta. E’ una storia che ha toccato nel profondo tutti colori ai quali l’ho raccontata, ma penso soprattutto a tutti coloro che hanno dei figli. James Marsh ed io discutevamo da mesi di una storia che contenesse tutti gli elementi che cercavamo per realizzare un documentario successivo a MAN ON WIRE – e ci è sembrato che questa fosse la storia perfetta.

James Marsh: Simon mi ha fatto leggere la biografia di Nim scritta da Elizabeth Hess, alla fine dell’estate del 2008. All’epoca stavo girando un altro film ma non appena l’ho letta mi sono appassionato all’idea. L’argomento della storia era di per sé irresistibile – cosa succederebbe se allevassimo e educassimo un cucciolo di scimpanzé come se si trattasse di un bambino? Fino a che punto diventerebbe come noi? Nei suoi primi 5 anni di vita, Nim non ha mai visto né incontrato un altro scimpanzé e quindi, da questo punto di vista, si trattava di un esperimento purissimo che ha avuto dei risultati sorprendenti. Credo che chiunque sia interessato all’annoso dibattito sull’influenza della natura contrapposta all’educazione su una creatura vivente intelligente, sicuramente troverà in questo film qualche interessante risposta.

Dove avete girato il film?
James Marsh: Il film è costruito intorno a lunghe e approfondite interviste con tutti gli esseri umani che sono stati coinvolti nella vita di Nim e le interviste sono state rilasciate e filmate a New York. Inoltre, abbiamo girato alcune immagini degli esterni a New York dove viveva Nim. E per finire abbiamo creato e filmato alcune sequenze per inquadrare meglio gli eventi del film dopo aver montato la storia che sono state girate in un complesso di uffici abbandonato a Nyack, a nord di New York, in un ranch per cavalli in New Jersey e in una vecchia residenza fuori New York City.

Quanto c’è voluto per realizzare il film?
James Marsh: Abbiamo iniziato le prime ricerche nel marzo del 2009 e abbiamo completato il film prima del Sundance del gennaio 2011. Diciamo quasi due anni, il tempo generalmente necessario per realizzare un qualsiasi documentario. Il lavoro di montaggio per i documentari è generalmente lungo e faticoso.

Quali sono state le sequenze più difficili da girare o creare?
James Marsh: Quando abbiamo iniziato le ricerche avevamo a nostra disposizione tantissimi filmati di repertorio, la maggior parte dei quali inediti. Forse il momento più incredibile che abbiamo ritrovato tra i materiali di repertorio è stato quello che mostra il primo incontro di Nim con un altro scimpanzé, ripreso discretamente da una troupe.
Siamo riusciti a ritrovare tutti i giornalieri di quell’incontro epocale e profondo. La reazione di Nim davanti a un esemplare della sua stessa specie è decisamente notevole e direi anche scioccante.


Cosa vi ha sorpresi maggiormente durante la realizzazione del film?
Simon Chinn: la cosa che mi ha sorpreso di più è stata scoprire quanto siano straordinari gli scimpanzé. E’ chiaro che sono molto diversi dagli esseri umani in tante cose – e questa è una cosa che va sottolineata e che per certi versi è il punto centrale del nostro film. Ma, proprio come noi, gli scimpanzé sono degli individui con una personalità unica e distinta e con una serie molto complessa di necessità emotive. Nim ha avuto un impatto profondo e duraturo su tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione del nostro film, e anche questa è stata una sorpresa. Siamo rimasti molto colpiti dall’emozione provata dalle persone mentre ci raccontavano episodi della vita di Nim che risalivano a 20 o 30 anni fa. E anche da come le loro vite sono cambiate in seguito all’incontro con Nim.

Quale è stata la parte più difficile nel realizzare il film?
Simon Chinn: Si tratta di una storia molto ricca e complessa che è stata raccontata nel corso di 26 anni e quindi mettere insieme i pezzi in sala montaggio è stata una vera impresa. Ma questo vale per tutti i documentari lunghi, anche se in questo caso è stato un po’ più difficile. James e l’addetto al montaggio, Jinx Godfrey, si sono sobbarcati questo onere e a mio avviso hanno fatto un lavoro eccellente. Ma naturalmente sono di parte!

Quando vi siete resi conto di avere tra le mani un bel film?
James Marsh: Questo resta ancora da vedere! Dobbiamo vedere il film davanti al pubblico per capire se funziona come volevamo. Questa è una delle cose più elettrizzanti e terrificanti al tempo stesso quando si presenta un film al Sundance. Come cineasta, credo che innanzitutto devi accontentare te stesso, nel senso che devi riuscire a realizzare un film che tu da spettatore vorresti vedere. E credo che da questo punto di vista abbiamo raggiunto il nostro obiettivo…. Per il resto si vedrà.

Cosa rende questo film diverso dagli altri che appartengono allo stesso genere?
Simon Chinn: PROJECT NIM è un documentario ma speriamo che il pubblico lo vedrà come se fosse un film. Come è successo con MAN ON WIRE, la nostra speranza è che la definizione “documentario” resti ai margini e che il pubblico vada in sala e si diverta, come con qualunque altro film - lungometraggio di finzione o documentario - immergendosi completamente nella storia e lasciandosi trasportare.

Che cosa volete che il pubblico porti a casa dopo aver visto il film?
Simon Chinn: Vorrei che ricordassero ciò che hanno trovato di interessante nel film. Il nostro obiettivo era semplicemente raccontare la storia dalla nostra prospettiva, nella maniera migliore e più vivace possibile, utilizzando i materiali a nostra disposizione. Il film non vuole trasmettere un messaggio preciso né promuovere alcuna causa ma contiene sicuramente un materiale ricchissimo e tante idee che sono parte integrante della storia. E’ una storia che non può non commuovere il pubblico, ma lo commuoverà in maniera e misura diversa e per ragioni differenti.

James Marsh: Non vogliamo rivelare troppo prima che il pubblico veda il film. La storia è ricca di sorprese – o direi quasi di shock – e vorrei che il pubblico li scoprisse da solo e reagisse a modo suo quando li vedrà sullo schermo. Non voglia anticipare nulla! Nel film raccontiamo tutta la storia di Nim e mentre il film comincia mostrando un’interessante interazione tra scimpanzé e esseri umani, basata sulla convivenza e la comunicazione, andando avanti cambia registro, ma lo fa in una maniera difficilmente prevedibile. E’ un bel viaggio per il nostro scimpanzé ma credo che lo sarà anche per il pubblico.
LE PERSONE INTERVISTATE NEL FILM

Il PROFESSOR HERBERT TERRACE è lo psicologo comportamentale della Columbia University che nel 1973 ha dato il via al “Progetto Nim” un innovativo e pionieristico progetto di ricerca sulle capacità degli animali di apprendere il linguaggio umano. Il Professor Terrace lavora ancora presso la Columbia University, in qualità di direttore del Laboratorio di Ricerca sui Primati dove studia l’evoluzione dell’intelligenza concentrandosi soprattutto sui processi cognitivi che non richiedono l’uso del linguaggio.

STEPHANIE LAFARGE è un-ex studentessa di psicologia, allieva del Professor Terrace che è stata la prima “madre” surrogata di Nim quando lo scimpanzé aveva solo due settimane.
Oggi Stephanie LaFarge è direttrice del servizio di consulenza dell’American Society for the Prevention of Cruelty to Animals (società americana per la prevenzione della crudeltà sugli animali). Offre anche servizi di consulenza psicologica ai tossicodipendenti, ha lavorato con i bambini affetti da malattie terminali e ha fatto per dieci anni la consulente per problemi sessuali a New York.

JENNY LEE è la figlia di Stephanie LaFarge che quando Nim si trasferì nella loro grande e affollata casa nell’Upper West Side di New York aveva dieci anni. Oggi Jenny Lee è un architetto paesaggista specializzata in giardini zoologici. Attualmente lavora per la Wildlife
Conservation Society, con sede presso lo Zoo del Bronx di New York.

LAURA-ANN PETITTO era la specializzanda in psicologia che si occupò di Nim dopo Stephanie LaFarge. In seguito è diventata coordinatrice e “Prima Insegnante” del Progetto Nim (occupandosi della supervisione e della formazione di tutti i partecipanti al progetto); ha vissuto con Nim a Delafield ed è stata la sua seconda madre “surrogata”. Oggi la dottoressa Petitto è una Neuroscienziata Cognitiva e Professore alla University of Toronto Nella sua trentennale attività di ricerca presso l’Università si è distinta e fatta apprezzare per le numerose scoperte relative all’elaborazione del linguaggio nel cervello umano, il cervello bilingue, il cervello che legge, la struttura, grammatica e organizzazione neuronale del Linguaggio Americano dei Segni e per aver individuato con precisione le strutture cerebrali deputate alla nascita del linguaggio nella nostra specie. Nel corso della sua carriera di ricercatrice ha vinto 25 premi e riconoscimenti internazionali tra cui il premio Guggenheim Award per le Scienze Neurologiche nel 1998; nel 2009 è stata nominata Fellow a vita dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS).

BILL TYNAN ha partecipato al Progetto Nim insieme ad una sua cara amica, Carol Stewart, nominata “Prima insegnante”. Tynan ha partecipato al progetto per completare gli studi universitari utilizzando questa ricerca indipendente come materia per la sua tesi di laurea. Intrigato dalla complessità del Progetto e affascinato dalla personalità e dalle potenzialità di Nim, Bill Tynan ha collaborato al progetto fino alla sua conclusione. Attualmente è analista finanziario per Country Curtains, una società di acquisti al dettaglio per corrispondenza di Lee, Massachusetts.

RENEE FALITZ è un’interprete professionista del linguaggio dei segni per i sordomuti trasferitasi a Delafield come esperta nel Linguaggio Americano dei Segni. Renee Falitz ha lavorato 15 anni come interprete per i sordomuti e poi è tornata alla scuola di specializzazione. Attualmente lavora come patologa del linguaggio/parola per il sistema scolastico della contea di Miami-Dade.
BOB INGERSOLL è il laureato in psicologia che lavorava all’Istituto di Ricerca sui Primati in Oklahoma dove ha conosciuto e stretto amicizia con Nim. Ingersoll resta uno strenuo sostenitore dei diritti e del benessere dei primati in cattività ed è attualmente vice presidente di Mindy’s Memory, una riserva di Newcastle, in Oklahoma che si occupa del recupero delle scimmie usate in progetti di ricerca.

Il DOTTOR JAMES MAHONEY era il veterinario del laboratorio di ricerca del LEMSIP presso la New York University e era responsabile della salute dei primati usati nei progetti di ricerca, tra cui Nim. Mahoney è considerato uno dei pochi esperti al mondo di medicina dei primati e, dopo la chiusura del LEMSIP nel 1995, ha collaborato con riserve per animali e altri centri simili in Europa, Africa e America per occuparsi dell’assistenza degli scimpanzé. Il dottor Mahoney ritiene che la ricerca comportamentale sugli animali sia nel - lungo termine - ancora più disumana della ricerca biomedica.

JOYCE BUTLER si era trasferita a Delafield per scrivere la tesi di laurea sul Progetto Nim diventando la coordinatrice del progetto dopo la partenza di Laura-Ann Petitto e conseguentemente anche terza “madre” surrogata di Nim, funzione che ha svolto fino alla chiusura del progetto. Joyce Butler ha completato poi il dottorato di ricerca in psicologia, specializzandosi anche parallelamente in linguaggio dei segni. Attualmente è direttrice dei corsi e dei programmi di studio per le scuole pubbliche di South Hadley nel Massachusetts.

I REALIZZATORI

JAMES MARSH, regista

Il lungometraggio più recente di James Marsh, RED RIDING 1980, è stato trasmesso da Channel 4 nel marzo del 2009. Interpretato da Paddy Considine, il film è l’adattamento dell’omonimo romanzo di David Peace e fa parte di una trilogia di film ispirati ai romanzi di Peace distribuiti nelle sale americane e europee nel 2010 con il titolo RED RIDING TRILOGY. Il film ha partecipato a numerosi festival cinematografici internazionali tra cui quelli di Telluride, New York e AFI.
Il suo documentario più recente, MAN ON WIRE, ha vinto 26 premi in tutto il mondo, compreso l’Oscar per il Miglior Documentario nel 2009, un BAFTA come Migliore Film Inglese, il premio Independent Spirit e il BIFA per il Miglior Documentario oltre al premio della Giuria e del Pubblico al Sundance. Il film raccontava in maniera romanzata la storia di un gruppo di trasgressivi artisti francesi che progettavano di tendere un cavo tra le Torri Gemelle di New York che sarebbe stato poi attraversato dall’acrobata Philippe Petit nel 1974. Il film è uscito nei cinema di tutto il mondo ed è stato uno dei documentari che hanno incassato di più degli ultimi 5 anni.
Il primo lungometraggio di Marsh, THE KING, ha partecipato nel 2005 al Festival di Cannes: storia di gelosia e vendetta ambientato nella “Bible Belt” americana, il film era interpretato da Gael Garcia Bernal e William Hurt. Il film era stato scritto in collaborazione con lo sceneggiatore candidato all’Oscar Milo Addica.
Il film precedente di Marsh era WISCONSIN DEATH TRIP, presentato in anteprima al Festival di Venezia e vincitore di numerosi premi tra cui un BAFTA e un RTS come Migliore Documentario. Concepito inizialmente per la televisione, il documentario è uscito poi nelle sale cinematografiche inglesi e americane ed è restato per due anni nel circuiti dei cinema d’essai.
Nato a Truro, James Marsh è cresciuto tra la Cornovaglia e Londra. Dal 1994, vive tra Londra, New York e Copenhagen.


SIMON CHINN, produttore

Simon Chinn ha ideato e prodotto MAN ON WIRE, diretto da James Marsh, vincitore di più di 20 premi internazionali tra cui l’Oscar per il Miglior Documentario Lungo, il BAFTA come Miglior Film Inglese, il premio della Giuria e del Pubblico al Sundance, il premio Independent Spirit e i premi del pubblico ai festival di Edimburgo e Los Angeles. Nel 2009, Chinn ha vinto anche un premio PGA come Produttore dell’Anno per i documentari lunghi. MAN ON WIRE è uscito nelle sale nel 2008 ed ha ottenuto un enorme successo soprattutto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti ed è stato venduto in 25 paesi. L’Observer lo ha definito uno dei migliori film inglesi degli ultimi 25 anni ed è stato il film ad aver ricevuto le migliori recensioni del sito web Rotten Tomatoes.
Nel 2005, Chinn ha fondato la società di produzione Red Box Films per produrre MAN ON WIRE (il nome della società era ispirato a Philippe Petit, che era solito custodire le idee relative a progetti futuri - compreso quello della passeggiata in quota tra le Torri Gemelle - in una scatola rossa nascosta sotto il letto) che ha attualmente in sviluppo una serie di progetti, tra cui documentari lunghi, lungometraggi e programmi televisivi. Nel 2008 la Red Box Films si è associate alla Passion Pictures per collaborare allo sviluppo di una serie di documentari, il primo dei quali è PROJECT NIM, ideato e prodotto da Chinn.
Prima di fondare la Red Box Films, Chinn era stato il co-produttore del pluripremiato film di Peter Kosminsky e trasmesso su Channel 4, THE GOVERNMENT INSPECTOR; inoltre era stato il coproduttore e cosceneggiatore di un documentario romanzato lungo per la BBC, SMALLPOX 2002. Tra gli altri suoi documentari ricordiamo: AMERICA BEYOND THE COLOUR LINE; CORRESPONDENT: THE PROMISED LAND; WAR IN EUROPE; INVADING IRAQ; SMITH, MUGABE AND THE UNION JACK; e THE REAL ALAN CLARK.

JINX GODFREY, montaggio

Jinx Godfrey ha una lunga esperienza come montatore di documentari e lungometraggi tra cui gli acclamati film di James Marsh WISCONSIN DEATH TRIP (vincitore del premio RTS come Migliore Documentario del 2000); THE KING (Un Certain Regard, Festival di Cannes 2005); l’adattamento cinematografico del romanzo di David Peace, ‘1980’ intitolato RED RIDING 1980 per Channel 4/Film Four (Festival di Telluride, New York e AFI) e MAN ON WIRE, vincitore di 26 premi in tutto il mondo, tra cui l’Oscar per il Miglior Documentario, un BAFTA per il Miglior Film Inglese e il premio Independent Spirit e il BIFA come Migliore Documentario, oltre al premio della Giuria e del Pubblico al Festival di Sundance. Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche di tutto il mondo ed è stato uno dei documentari di maggior successo degli ultimi 5 anni. Di recente, Godfrey ha montato il film di Otto Bathurst ispirato alla vita di Margot Fonteyn, MARGOT, per la Mammoth Screen Ltd/BBC. Ricordiamo inoltre le collaborazioni con registi del calibro di Spike Lee, Errol Morris, Tony Kaye e Mike Figgis. Attualmente Godfrey sta seguendo il montaggio del prossimo thriller contemporaneo di David Hare PAGE EIGHT per BBC2/HeyDay Films.

MICHAEL SIMMONDS, Fotografia

Michael Simmonds si è specializzato in cinematografia alla New York’s School of Visual Arts. E’ stato il direttore della fotografia di MARATHON e SOUND BARRIER diretti da Amir Naderi, due film molto apprezzati per il loro particolare stile visivo diretti da una delle figure più influenti del cinema iraniano. Nel 2007 Simmonds è stato candidato al premio Independent Spirit per la fotografia di MAN PUSH CART di Ramin Bahrani (Presentato ai Festival di Venezia e Sundance) distribuito nelle sale di tutto il mondo nel 2006. Simmonds ha collaborato nuovamente con Bahrani per CHOP SHOP (Quinzaine des Réalisateurs, Cannes; Festival di Toronto 2007) e più di recente per SOLO TRAINWRECK: MY LIFE AS AN IDIOT, con Gretchen Mol e Sean William Scott, uscito nelle sale nel 2009.
Passando ai documentari, ricordiamo le collaborazioni con Christopher Quinn, Rachel Grady e Heidi Ewing, oltre all’acclamatissimo documentario lungo di Margaret Brown, THE ORDER OF MYTHS.

DICKON HINCHLIFFE, Musiche

Dickon Hinchliffe è uno dei membri fondatori della band inglese Tindersticks. Dal 1993 al 2005, i Tindersticks hanno pubblicato sei album di successo tra cui due colonne sonore con l’etichetta Island Records e Beggars Banquet. Hinchliffe ha iniziato a comporre colonne sonore per il cinema lavorando con la regista francese Claire Denis che aveva contattato i Tindersticks affinché scrivessero le colonne sonore dei suoi film NENETTE E BONI e TROUBLE EVERY DAY. Successivamente ha composto le colonne sonore per i film di Ira Sachs FORTY SHADES OF BLUE (vincitore del gran premio della giuria al Sundance Film Festival del 2005) e ARSENICO E VECCHI MERLETTI. Tra gli altri film dei quali ha composto le musiche ricordiamo LA FAMIGLIA OMICIDI, storia romantica candidata al Golden Globe; OGGI E’ GIA’ DOMANI, diretto da Joel Hopkins, e il film ambientato a New York COLD SOULS, diretto da Sophie Barthes, presentato al Sundance Film Festival nel 2009.
In seguito Hinchliffe ha composto la colonna Sonora dell’adattamento cinematografico diretto da James Marsh, del secondo capitolo della trilogia Red Riding, l’acclamatissimo RED RIDING 1980. Di recente Hinchliffe ha completato le musiche del vincitore del gran premio della giuria al Sundance 2010, UN GELIDO INVERNO. I brani dei Tindersticks e le composizioni di Hinchliffe hanno accompagnato diverse serie televisive tra cui THE SOPRANOS, THE BROTHERHOOD e THE SINS.

PROJECT NIM


CAST
(in ordine di apparizione)

Dott. Lemmon - Bern Cohen
Stephanie LaFarge - Reagan Leonard
Ragazza che usa il linguaggio dei segni - Anna May Marsh
WER LaFarge - Michael LePera MD
Renee Falitz - Sarah Sakaan
Ragazzo forzuto – Dennis Lauricella
Ragazzo forzuto – Robert J. Nesi


Regia di
James Marsh

Prodotto da
Simon Chinn

Montaggio
Jinx Godfrey

Produttori esecutivi
John Battsek
Andrew Ruhemann

Produttori esecutivi
Jamie Laurenson
Nick Fraser
Hugo Grumbar

Fotografia
Michael Simmonds

Colonna Sonora originale di
Dickon Hinchliffe

Co-Produttori
George Chignell
Maureen A. Ryan

Tratto dal libro
Nim Chimpsky: The Chimp Who Would be Human
di Elizabeth Hess

Scenografie
Markus Kirschner


Costumi
Kathryn Nixon

Trucco e acconciature
Vera Stromsted

Art Director
Gonzalo Cordoba

Arredatore
Jack Falanga

Animali forniti da William Berloni Theatrical Animals, Inc.
Comet addestrato da Tom Corcoran
Dusty addestrato da Debbie West


Filmati di repertorio:
Paul Beesley
Joyce Butler
CBC Television Archives
Columbia University
Getty Images
Knoxville Zoological Gardens Inc
Stephanie LaFarge
Bob Ingersoll
NBC News Archives
News Video Source
Pennsylvania State University
PM Magazine
Primate Planet Productions Ltd
Ronald Reagan Library
Sesame Workshop
Thought Equity Motion
WGBH Media Library and Archives
Additional Archive Research

Immagini di repertorio dall’archivo di Moyra Chestnutt
Con fotografie di Harry Benson
Daily News
Mary Da Ros
Renee Falitz
The Boston Globe
Bob Ingersoll
Susan Kuklin
Stephanie LaFarge
Alyse Moore
New York Media
Dr Laura-Ann Petitto
Professor Herbert Terrace
Bill Tynan


Multisala Odeon
La Multisala Odeon, sin dalla sua ristrutturazione nel 1982, ha come missione la programmazione di Cinema di Qualità destinato agli appassionati d’arte cinematografica, con i quali vuole intrattenere un rapporto costante da appassionato ad appassionato.
www.circuitocinemabologna.it

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