mercoledì 17 novembre 2010

SAN GIACOMO FESTIVAL

Oratorio S. Cecilia
Via Zamboni 15- Bologna

Sabato 20 novembre 2010
ore 17,00 S. Messa

ore 18,00
RAPPRESENTAZIONE
DI S. CECILIA

Compagnia
Teatro Antico
di S. Giacomo

DI ANTONIO SPEZZANI
Rappresentata nella Confraternità di
S. MARIA dalla Neve, detta
il Confalone di Bologna, & nel
Monasterio di S. Procolo,
quest’anno
1581
IN BOLOGNA,
Nella Stamperia di Gio. Rossi.1581
Con licentia delli Superiori

Personaggi e interpreti in ordine di apparizione

Cecilia: Donatella Ricceri
Valeriano: Marco Muzzati
Eleuterio: Nerio Bonvicini
Teodora: Silvia Nannetti
Urbano: Emiliano Basile
Venerabile: Vecchio Gastone Sarti
Angelo: Laura Spimpolo
Tiburzio: Luigi Millaci
Almacchio: Prefetto Alessandro Mischi
Massimo: Capitano Emiliano Basile
Pluto: Gastone Sarti
Megera: Silvia Stasi
Aletto: Christian Previati
Tesifone: Emiliano Basile
Alessandro Imperatore: Marco Muzzati

Revisione del testo e coordinamento: Roberto Cascio
Collaborazione: Donatella Ricceri

Costumi: Maria Castelvetri e Lucia Simonelli

Percussioni: Marco Muzzati

Si ringraziano Padre Marziano Rondina, Padre Domenico Vittorini e la comunità del Convento dei Padri Agostiniani per la preziosa collaborazione.

Tra gli atti

Cappella Musicale di San Giacomo Maggiore
Musiche: Palestrina, Felice Anerio, Francesco Soriano, Ruggero Giovannelli, Nanino
Dalla raccolta di Simone Verovio – roma, 1584

Il Diletto Spirituale

Voci: Elena Rapita, Marcella Ventura, Fabio Galliani, Gianni Sebartoli
Flauti: Natomi Shimizu, Fabio Galliani
Liuto e concertazione: Roberto Cascio


ingresso offerta
    Atto primo

Timorosa, Cecilia confessa a Valeriano, suo promesso sposo, di aver consacrato a Cristo, a cui ha fatto dono di perpetua e casta verginità, il proprio corpo e la propria anima. Valeriano, confuso, incredulo, stupito, cerca di distogliere l’amata da questa pericolosa frenesia. Alle appassionate parole di Valeriano la giovane Cecilia , ferma quale antica e ben nodosa quercia, non solo difende con tenacia le sue convinzioni ma induce Valeriano ad incontrarsi con chi possa insegnargli la fede del tanto amato Cristo: Urbano. Uomo d’età matura e di nobile d’aspetto vive, bandito dall’Impero, tra le spelonche e le cavernose grotte, che si trovano fuori Roma il terzo d’un miglio. Valeriano, accondiscendendo più per amore che per convinzione, va alla ricerca del vecchio. Urbano vedendolo arrivare teme sia qualche sicario dell’Impero venuto a prenderlo per portarlo in una città non ancor sazia di sangue nè di tante membra sparse per la fede di Cristo. Tremebondo, Urbano risponde alle domande dello sconosciuto ma, appena questi fa voce che è mandato da una serva di Cristo di nome Cecilia, rinvigorisce e spiega al figliolo, con amore ed entusiasmo, i principi della fede. Un angelo di Dio, sotto le sembianze di un venerabile vecchio, porta dall’empireo cielo e porge a Valeriano, i sacri dogmi…incisi ..in puro e celeste oro.

Atto secondo

Cecilia attende con ansia il ritorno del suo amato. L’ Angelo, come giovane bello e leggiadro, appare alla sposa e le confida che il suo fedel consorte è divenuto grato al suo Signore. Sopraggiunge Valeriano ma, non già qual era prima. L’Angelo lo accoglie. Fa avvicinare a sè i due giovani e li incorona di profumate ghirlande di rose e gigli. A lui chiede ancora di esprimere un desiderio perché Dio vuole concedere un’altra grazia al nuovo servo di Cristo. Valeriano desidera che anche suo fratello Tiburzio sia illuminato e acceso dal divino raggio. Al commiato dell’Angelo, quanto richiesto è già avvenuto e mentre i giovani sposi ritornano, felici di essere di nuovo uniti in un unico destino, incontrano uno stordito Tiburzio. Un amorevole colloquio, dapprima giocoso e scherzoso si tramuta in una congiunta e appassionata lode a Dio, tanto che il giovane fratello, impressionato, chiede con fede il battesimo. Il fratello, felice, lo conduce da Urbano.

Atto terzo

Siamo nelle stanze del palazzo imperiale. Almacchio, il Prefetto e Massimo, suo Capitano, discutono con sprezzante ironia della stoltezza dei cristiani che condotti a patir strazi e morti, par che vadano a trionfi, alle nozze e ai conviti e che il loro unico scopo, quasi spreggiando il bello vivere di questo mondo, non sia altro che l’uscir di vita. Il Senato di Roma, riunitosi, decide di inasprire la caccia alla scellerata setta dei cristiani e di fare esemplari vendette dei loro oltraggi. Valeriano e Tiburzio, non sapendo di essere già sospettati e ricercati, di ritorno da Urbano vengono riconosciuti , catturati e condotti dal Prefetto. Almacchio ascolta con fastidio le parole che i due fratelli, per lui affascinati da qualche spirito scellerato, gli rivolgono. Di fronte alla loro pertinacia, dileggiando il potere di Cristo, sentenzia che ai due ribelli venga tagliato il capo e che i loro corpi rimangano insepolti.

Atto quarto

Pluto, il Demonio, l’Imperatore dei Regni Stigi, chiama a sé le Furie infernali, le sue fedeli ancelle: Megera, Tesifone e Aletho. Odia Cecilia, codarda e vile umana creatura colpevole non solo di essere uscita fuor dal suo gregge ma ancora di togliere altre anime alla sua servitù. Adirato da tale oltraggio, Pluto, ordina alle Furie che il cuore di Alessandro Imperatore sia riempito d’ira, d’odio e di furore verso tutti coloro che oseranno unirsi nella fede di Cristo. Cecilia, intanto, turbata, aspetta con ansia il ritorno degli amati fratelli ma, Teodora ed Eleuterio le daranno, commossi, la triste notizia. I corpi di Tiburzio e Valeriano, giacciono senza vita e insepolti. La sposa, affranta dal dolore e impietosita decide, nonostante le gravi pene che un editto imperiale dispone per chi dà sepoltura ai corpi dei cristiani, di seppellire quei santi e sacri corpi, degni d’ogni onore.

Atto quinto

E’ il momento della cattura e del processo a Cecilia. Accusata di aver tumulato i corpi dei due fratelli, viene condotta davanti ad un Imperatore invasato e preda del maleficio. Cecilia subisce gli assalti, le tentazioni e le crudeli e spaventose minacce che il maligno Pluto, per il mezzo di Alessandro, adopera. Almacchio, spietato e compiaciuto esecutore, escogiterà, (per un verdetto che già era stato emesso nelle cavità infernali), una crudelissima pena: Cecilia deve essere immersa nelle acque bollenti di un grande vaso. Ma, le acque infuocate si trasformano in un bagno soave e delicato. Almacchio ordina dunque che all’iniqua Maga venga tagliato il scellerato capo. I tre colpi inferti al collo non bastano ancora ad ucciderla. L’Angelo, veloce, appare ad Urbano e lo sollecita ad andare subito al capezzale della dolce Cecilia, prima che l’anima abbandoni il venerando corpo. Con la benedizione del Nunzio Celeste a Urbano e ai due fedeli servi, (che si affrettano verso Cecilia) si chiude l’opera. La morte di Cecilia nella Rappresentazione non c’è, c’è invece una morte che non si consuma, che non arriva, nonostante tutto, a decretare l’inevitabile fine della vita terrena; quasi un’ allegoria ad una vita superiore che, come dicono le ultime parole di Cecilia, mai finisce.
(Roberto Cascio).


TEMPIO S. GIACOMO MAGGIORE
Via Zamboni 15- Bologna

Domenica 21 novembre 2010
Solennità di Cristo Re
ore 17,00 S. Messa

ore 18,00
Officiati solennemente dai PP. Agostiniani

VESPRI SOLENNI
DI SANTA CECILIA
musica di Claudio Monteverdi (Cremona, 1567 - Venezia, 1643)

Antiphona: Cantantibus organis
Psalmus CIX: Dixit Dominus a 6 voci1

Mottetto: Jubilet tota civitas a voce sola in dialogo4

Antiphona: Valerianus in cubiculo
Psalmus CXII: Laudate pueri a 5 voci4

Mottetto: Venite et videte a voce sola5

Antiphona: Caecilia famula tua
Psalmus CXXI: Laetatus sum a 5 voci5

Mottetto: Laudate Dominum in sanctis eius a voce sola4

Antiphona: Benedico te, Pater
Psalmus CXXVI: Nisi Dominus a 6 voci5

Mottetto: Ab aeterno ordinata sum a voce sola4

Antiphona: Triduanas a Domino
Psalmus CXLVII: Lauda Jerusalem a 7 voci1

Hymnus: Jesu Corona Virginum a voce sola con strumenti4

Antiphona: Est secretum, Valeriane
Canticum B. V.: Magnificat a 6 voci1

Letanie della Beata Vergine a 6 voci5


1 Sanctissimae Virgini missa senis vocibus […] ac vespere pluribus decantandae […], Venezia 1610
2 Seconda raccolta de’ sacri canti […], Venezia 1624
3 Ghirlanda sacra […], Venezia 1625
4 Selva morale e spirituale […], Venezia 1640
5 Messa a quattro voci et salmi […], Venezia 1650

Ensemble D. S. G.

soprani
Elisabetta tiso
Francesca Santi

mezzosoprano
Bianca Simone

falsetto
Jacopo Facchini

alto
Alberto Allegrezza

tenori
Giacomo schiavo
Michele Vannelli

baritono
SERGIO LUCA ZINI

basso
Guglielmo Buonsanti
FRANCESCO LORA
LUCA TERZI

violini
SEBASTIANO AIROLDI
BERNARDO REPPUCCI

organo
Sara Dieci

Schola Gregoriana
membri della Cappella
Musicale Arcivescovile
della Basilica DI S. Petronio

VICTORIA CONSTABLE
ANNA GRUPPIONI
MATILDE PANELLA
CHIARA PASQUALI
VITTORIA SOLIMANDO


Maestro di Cappella
Michele Vannelli



TEMPIO S. GIACOMO MAGGIORE
Via Zamboni 15- Bologna

Lunedì 22 novembre 2010
Festa di S. Cecilia

ore 10,00 S. Messa

Anima la Liturgia
il Conservatorio di Musica
Giovan Battista Martini
di Bologna

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