
SABATO 12 GENNAIO JURAJ VALČUHA INAUGURA LA STAGIONE
SINFONICA 2013 DEL TEATRO COMUNALE. DOMENICA 13 GENNAIO REPLICA SPECIALE
DEDICATA AGLI STUDENTI
Sarà il Direttore Juraj Valčuha, sul podio dell’Orchestra del Teatro, adinaugurare, sabato 12 gennaio alle ore 20.30, la Stagione Sinfonica 2013
del Teatro Comunale di Bologna, nel duecento cinquantesimo anniversario
dalla fondazione. Il concerto è realizzato sotto l’Alto Patronato della
Presidenza della Repubblica.
L’evento – il primo dei 16 concerti che si terranno presso il Teatro
Manzoni – è uno spettacolo multimediale dedicato alla figura e alla musica
di un grande compositore bolognese, Ottorino Respighi, del quale verrà
eseguita la Trilogia romana.
A fare da cornice alla musica di Respighi, le splendide e suggestive
immagini realizzate dalla compagnia catalana La Fura dels Baus, che
verranno proiettate sulle pareti del Teatro Manzoni, ad avvolgere lo
spettatore trasportandolo in un suggestivo viaggio tra musica e immagini
dentro il mondo di Ottorino Respighi.
"Toward the unknown region" è il titolo della Stagione Sinfonica 2013, il
cui progetto di programmazione è basato principalmente su un criterio
tematico che prende spunto dal centenario della nascita di Benjamin
Britten.
Tale scelta di programmazione tematica, già avviata nel 2012 con il
progetto dedicato alla musica statunitense – con particolare riferimento
alla figura del grande compositore John Cage, di cui nel 2012 ricorre il
centenario dalla nascita -, si configura come un esempio unico tra le
Stagioni Sinfoniche delle Fondazioni Liriche del nostro Paese.
La stagione si aprirà, infatti, con lo straordinario progetto multimediale
firmato dalla Fura dels Baus, dedicato alla Trilogia Romana di Ottorino
Respighi, diretta da Juraj Valcuha, uno dei più interessanti direttori
d’orchestra della nuova generazione. Si è voluto in questo modo
sottolineare, anche nella programmazione sinfonica, il senso di un progetto
musicale che ruota attorno alla grande eredità musicale della città di
Bologna.
Data l’importanza del concerto – che di fatto apre le celebrazioni per i
250 anni del Teatro Comunale – e vista la particolarità del progetto
scenico – affidato ad una delle più prestigiose compagnie di teatro di
ricerca del mondo, attente da sempre al linguaggio visivo e all’avanguardia
nell’uso delle tecnologie multimediali - il Teatro Comunale di Bologna, con
la collaborazione del Comune di Bologna e dell’impegno dell’assessore alla
cultura, Politiche giovanili e ai Rapporti con l'Università Alberto Ronchi,
replica eccezionalmente l’evento Domenica 13 gennaio alle ore 18, dando la
possibilità a tutti gli studenti dell’Università, del Conservatorio e
dell’Accademia di Belle Arti di Bologna di accedere gratuitamente al
concerto sino ad esaurimento dei posti disponibili.
I biglietti potranno essere ritirati nelle giornate di venerdì e sabato
presso la Biglietteria del Teatro Comunale, e domenica dalle ore 17.30
presso la Biglietteria del Teatro Manzoni.
Al momento del ritiro del biglietto è necessario esibire un documento
d’identità e il libretto che attesta la frequenza
Trilogia romana: Feste romane – Le fontane di Roma – I pini di Roma.
I primi quattro decenni del ’900 musicale italiano, ad uno sguardo veloce,
appaiono una sorta di stasi fra l’esaurirsi della fase d’oro dell’opera,
sancita dalla scomparsa di Puccini nel ’24, e l’affermarsi delle
avanguardie del secondo dopoguerra. […] Unica, parziale eccezione è
costituita da Ottorino Respighi (Bologna, 9 giugno 1879 – Roma, 18 aprile
1936) che, insieme ad Alfano, Casella, Malipiero e Pizzetti, appartiene
alla cosiddetta generazione dell’Ottanta.
[…] Il suo fu, di fatto, un tentativo di rifondare la musica su base
culturale, attraverso un raffinato sguardo retrospettivo. Da qui l’amore
per l’antico, le trascrizioni di brani rinascimentali, il recupero del
gregoriano. Ma non era l’opzione vincente. Un fattore storico giocò a
ulteriore svantaggio di questa prospettiva bonariamente archeologica e
estetizzante: le stesse istanze, più grossolanamente trattate, servirono da
base al precario progetto culturale del Fascismo, che di Respighi fece un
alfiere. Ma egli fu meno compromesso col regime di tanti suoi
contemporanei: non dedicò una sola nota a Mussolini, non accettò mai
commissioni ufficiali. […]
Sono i tre poemi sinfonici, Fontane di Roma (1916), Pini di Roma (1924),
Feste romane (1928), a garantire oggi la circolazione del suo nome. […]
I. Feste romane si apre su un’aspra musica tratta dall’incompiuta opera
Nerone: I Circenses (Moderato), dipinge nella prima sezione la folla
eccitata fra squilli di buccine e nella seconda sezione l’arrivo dei
martiri il cui canto viene via via coperto dalle espressioni violente della
folla che alla fine tornano a predominare.
II. Il Giubileo (Doloroso e stanco) consiste in una serie di iterazioni del
celebre Cristo risusciti che all’inizio evoca il passo stanco dei
pellegrini e progressivamente si anima e prende luce finché, fra i festosi
scampanii di tutte le chiese, appare agli occhi dei viandanti l’agognata
meta, Roma.
III. L’Ottobrata (Allegro gioioso) tratteggia prima la schietta gioia del
momento agreste e si distende poi in un episodio dalle tinte autunnali,
caratterizzato dal mandolino, dai campanelli e da melodie garbatamente
popolaresche.
IV. La Befana (Vivo) dipinge invece il 6 gennaio in Piazza Navona: le
imitazioni del vero (trombette, chiasso della folla, schegge di ritmi da
ballo, melodie popolari, organetto di barberia) si inseguono in una serie
di sezione sciolte, in un montaggio dal ritmo indiavolato, quasi
cinematografico, di riuscita comicità.
I. Fontane di Roma, si struttura secondo una costruzione a specchio: i
movimenti più intimi sono quelli esterni. I. La fontana di Valle Giulia
all’alba (Andante mosso) descrive un paesaggio pulviscolare che sembra
riempirsi di soffusa luce e nel quale una dolce melodia si fa udire di
tratto in tratto.
II. La fontana del Tritone al mattino (Vivo) si apre su squilli dei corni
cui rispondono gioiosi trilli di ottavino, carillon e pianoforte.
Predominano le tinte brillanti e trasparenti: sono i giochi d’acqua della
celebre fontana del Bernini, che si immagina popolata di divinità
classiche. Quando quest’allegra compagnia si disperde, ecco profilarsi un
nobile tema che si espande per forza interna, passando dai legni agli
ottoni, fino a raggiungere un abbagliante splendore orchestrale. È
III. La fontana di Trevi al meriggio (Allegro moderato). Il carro di
Nettuno si allontana all’orizzonte, mentre i colori del meriggio (mirabile
l’impiego dell’organo in tutta la sezione) si smorzano.
IV. La fontana di Villa Medici al tramonto (Andante) è disegnata da liriche
melodie e da tremolanti schegge di colore che si spengono nella quieta
calma della sera che, fra rintocchi di campane, avvolge le creature e le
cose.
I Pini di Roma sono forse il poema più modernista. All’opposto che nelle
Fontane, i movimenti moderati si trovano al centro. Si comincia nella Roma
contemporanea: gioco nel più grande parco cittadino: I. I pini di Villa
Borghese (Allegretto vivace). La concezione generale non è dissimile da
quello della Befana, ma senza le tinte più spavalde di quella.
II. Pini presso una catacomba (Lento) ci trasporta di colpo in un luogo
silenzioso; armonie e tinta orchestrale evocano il passato. Dalle
profondità della terra emerge una salmodia dal sapore modale (per le quinte
parallele che la caratterizzano) che, in un rapinoso crescendo, occupa
tutto il tessuto orchestrale. La musica si ripiega poi su se stessa e ci
troviamo fra
III. I pini del Gianicolo (Lento), il colle accarezzato dal ponentino, la
cui atmosfera è evocata da un clarinetto solista («come in sogno», è
prescritto) e dalle sonorità affettuose di archi, arpa e pianoforte. Il
brano si chiude dolcemente col sorprendente sopraggiungere di un vero canto
d’uccelli registrato.
IV. I pini della via Appia (Tempo di marcia), ultima sezione, sono
costruiti come un accumulo di fanfare che descrive il ritorno delle truppe
vittoriose. Per quasi tutto il brano i timpani ribattono ossessivamente una
sola nota e la forza ‘fisica’ della musica cresce fino a giungere a una
trionfale e repentina chiusa.
Juraj Valčuha è Direttore Principale dell´Orchestra Sinfonica Nazionale
della RAI dal 2009.
Nato nel 1976 a Bratislava vi studia composizione e direzione, poi a San
Pietroburgo con Ilya Musin e Parigi.
Nel 2006 il debutto italiano avviene al Comunale di Bologna con la Boheme.
Seguono inviti dalle maggiori compagine internazionali quali i Münchner
Philharmoniker, Philharmonia Londra, Oslo Philharmonic, DSO Berlin,
Gewandhaus Leipzig, Swedish Radio, Orchestre National de France,
Staatskapelle Desden, Pittsburgh Symphony, Los Angeles Phil e National
Symphony Washington. Nel 2011 e 2012 debutta con la Filarmonica di
Berlino, l´Orchestra del Concertgebouw Amsterdam, Boston Symphony e ritrova
la Pittsburgh Symphony, Munich Phil, Staatskapelle Dresden e Philharmonia.
Dirige una nuova produzione di Boheme alla Fenice nonchè l´Orchestra del
Maggio Musicale e dell´Accademia di Santa Cecilia. Con l´Orchestra
Sinfonica della RAI effettua una tournée al Musikverein di Vienna,
Philharmonie de Berlin, e nella stagione di Abu Dhabi Classics. All’inizio
della stagione 2012/2013 debutta con la New York Philharmonic, la
Filarmonica della Scala e la San Francisco Symphony.
Direttore JURAJ VALČUHA
OTTORINO RESPIGHI – Trilogia romana
LA FURA DELS BAUS
Carlus Padrissa, regia
Emmanuel Carlier, regia video
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