mercoledì 18 novembre 2009

...S P E T T A C O L O...















“LA CANZONE DELL'OLIFANTE” DA “LE CANZONI DI RE ENZIO



Da giovedì 19 fino a sabato 21 novembre alle ore 21.00 va in scena a Bologna in anteprima nazionale “La canzone dell'Olifante” da “Le Canzoni di Re Enzio” di Giovanni Pascoli, rappresentazione teatrale itinerante nella Basilica di Santo Stefano.

Lo spettacolo, diretto da Silvana Strocchi, è realizzato con il patrocinio di: Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna, Accademia Pascoliana, Basilica Santuario Santo Stefano. L'appuntamento si inserisce all'interno della XI edizione della rassegna L'aria agitata dal volo, promossa dall’Associazione Culturale Teatro Poesia, che dal 1995 si svolge nei luoghi sacri della Basilica di Santo Stefano.

La canzone dell'Olifante fa parte di un progetto di più ampio respiro su Giovanni Pascoli dal titolo “L’amore svelato”, iniziato con la rappresentazione de “La Canzone del Paradiso” e che si svilupperà negli anni a venire con la messa in scena della prima delle Canzoni di Re Enzio, “La Canzone del Carroccio”, in occasione del centenario della morte dello scrittore nel 2012.
Scrive Cesare Garboli che Pascoli “realizza una drammaturgia che si direbbe da teatro d’avanguardia, contrappuntando emozioni diverse con tecnica di straniamento” che moltiplica indefinitamente i punti di vista.
Pubblicato da Pascoli tra il 1908 e il 1909, il testo racconta la storia di Re Enzio (interpretato da Renzo Morselli), ormai prigioniero da molti anni a Bologna, il quale rivive attraverso il racconto di un cantastorie (Sonila Kaceli, soprano di origine albanese) il tragico destino del fratello Manfredi, ucciso nella battaglia di Benevento (1266).
La musica dal vivo, a cura di Mirco Mungari, si ispira ad un repertorio popolare ed è realizzata con l’uso di vari strumenti.

Sabato 21 novembre al termine dello spettacolo, il filologo Massimo Castoldi terrà una conversazione sulle Canzoni di Re Enzio.

Silvana Strocchi, attrice di origine faentina, è maturata nel Teatro d’avanguardia degli anni ’70 come interprete di emblematici personaggi femminili. Il suo lavoro, negli anni, si è intrecciato con figure del calibro di Federico Fellini (La voce della Luna), Pupi Avati (Il testimone dello sposo), Dacia Maraini (Una casa di donne e I digiuni di Catarina da Siena), Maria Luisa Spaziani (Giovanna d’Arco)

Per informazioni:
Associazione culturale TEATRO POESIA
Via Nicolò Dall'Arca, 23 40129 Bologna
Tel: 051 357047
Cell: 3332201174


La Canzone dell’Olifante è la terza delle Canzoni di re Enzio, pubblicate tra 1908 e 1909 da Giovanni Pascoli (1855-1912) a Bologna per l’editore Zanichelli dalla tipografia di Paolo Neri in tre plaquette separate, illustrate da Alfredo Baruffi. Le tre scritte e pubblicate, Canzone del Carroccio, del Paradiso e dell’Olifante, e le tre progettate, Canzone dello Studio, del cor gentile e Biancofiore, e mai composte, avrebbero dovuto costituire una complessa anti-epopea medievale, scandita dai tempi della prigionia a Bologna del figlio di Federico II, fatto prigioniero a Fossalta, presso Modena, il 26 maggio 1249, e morto nel 1272. Sono tra le ultime opere poetiche di Giovanni Pascoli che dal 1906, ormai cinquantenne, si trovava a Bologna successore del maestro Carducci. “E’ venerdì 26 febbraio 1266, il giorno della battaglia di Benevento. Si stanno per decidere i destini dell’impero. I due figli di Federico II, Enzio e Manfredi non sono mai stati così lontani e al tempo stesso così vicini. Manfredi sul punto di essere barbaramente ucciso da un anonimo soldato dell’esercito di Carlo d’Angiò, mentre in un atto di estremo coraggio si lancerà in battaglia come un qualsiasi cavaliere, senza più nemmeno le insegne di re; Enzio prigioniero ormai da diciassette anni della guelfa Bologna ascolta dalla voce di un giullare, che canta in piazza accompagnato dalla «vivuola», una rozza traduzione in volgare dell’episodio della morte di Rolando della Chanson de Roland. Il fratello prigioniero sente così nel proprio sangue, nelle proprie viscere, la disfatta dell’altro fratello, preludio a sua volta dell’inesorabile tramonto di tutta la loro stirpe. Gli eventi scorrono davanti ai suoi occhi stanchi e allucinati, mentre ascolta dalla voce del cantastorie il racconto di un’altra tragica morte di un eroe solitario, avvenuta molti secoli prima a Roncisvalle, quando ancora, però, Chiesa e Impero combattevano sotto la stessa insegna. La vicenda di Enzio e di Manfredi si alterna nel testo alla traduzione-imitazione dell’antica Chanson, scritta in corsivo, e tutta la Canzone è costruita sulla lenta e progressiva assimilazione di due eventi narrati: Benevento e Roncisvalle. Scrive Cesare Garboli che Pascoli “realizza una drammaturgia che si direbbe da teatro d’avanguardia, contrappuntando emozioni diverse con tecnica di straniamento” che moltiplica indefinitamente i punti di vista. Agli occhi di Enzio e del lettore si annulla così ogni dimensione spazio-temporale: Roncisvalle diventa la Rossa valle, il Prato delle Rose presso Benevento, Manfredi diventa presto Rolando di Soave, ma anche un po’ un nuovo Carlo Magno”. (Castoldi, 2005).

SCHEDA TECNICA
Re Enzio Renzo Morselli
I narratori Nicola Fabbri, Silvana Strocchi
Il cantastorie Sonila Kaceli
Il musico Mirco Mungari
Ideazione e progetto Silvana Strocchi, Sabrina Guazzotti
Da un un’idea di Massimo Castoldi
Regia Silvana Strocchi
Aiuto regia Nicola Fabbri
Scenografia e costumi Mirta Carroli, Sara Cannizzaro
Consulenza spazi scenici Arch. Salvatore Fazio
Luci Vittorio Perelli
Musica Mirco Mungari
Musiche vocali originali Sonila Kaceli

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