venerdì 30 marzo 2012

"CENTOCAGE. BOLOGNA RENDE OMAGGIO A JOHN CAGE"


Sabato 31 marzo alle 20.00 nella Sala Bibiena del Teatro Comunale di
Bologna, "Primo toccare" balletto in tre parti: White, Black, Red.
Musiche di Autechre, Lilith, Mika Vainio (White); Arvo Pärt (Black); David
Tudor (Red).

"Primo Toccare" è inserito nel calendario di "centocage | Bologna rende
omaggio a John Cage | 1912–1992-2012", l’omaggio che la città e le sue
Istituzioni culturali e musicali pubbliche e private dedica al grande
compositore americano nel centenario della nascita e nel ventennale della
sua scomparsa.
L’autore della musica del terzo episodio, Red, è David Tudor, conosciuto
come uno dei maggiori esponenti della musica sperimentale per pianoforte,
collaboratore di John Cage ed esecutore di molte delle sue composizioni.
Lo spettacolo, il secondo dei tre balletti della Stagione d’Opera e
Balletto 2012, è una produzione del Balletto Teatro di Torino, direttore
artistico Loredana Furno in co-produzione con Biennale de la Danse de Lyon,
Regione Piemonte, TorinoDanza, BolzanoDanza.
La coreografia è di Matteo Levaggi.
Le scene sono di Corpicrudi.
Le luci sono di Marco Policastro riprese da Fabio Sajiz
I costumi sono di Alessandro de Benedetti e Corpicrudi.

I ballerini sono: Kristin Bjerkestrand, Giuseppe Inga, Manuela Maugeri,
Viola Scaglione, Vito Pansini, Gert Gijbels.

Primo toccare è un’opera unica concepita da Matteo Levaggi e dagli artisti
contemporanei Corpicrudi. Suddivisa in tre episodi – White, Black, Red
Primo toccare è una creazione ipnotica che rivela soprattutto immagini,
visioni segnate da colori decisi che descrivono un misterioso e forse nuovo
modo di mettere in scena la danza diventando qui evento non lontano
dall’esperienza pura della vita. Levaggi definisce questo lavoro una
riflessione dicotomica sull’eternità e la caducità attraverso punti cardini
dell’esistenza, quali sesso, vita, vanità, morte. Viaggio estetico e
sensoriale dal rimando iconografico al nostro passato storico nelle
installazioni create da Corpicrudi (la Vanitas dei dipinti seicenteschi in
White, un altare cristiano in Black, la tradizione scultorea greco-romana
in Red).

“[…] Che danza è quella di Matteo Levaggi? È la danza di un coreografo
convinto del valore intrinseco dell’arte del corpo significante in
movimento. L’arte della danza, per lui, quindi si accompagna in condizioni
di parità alle arti della musica e alle arti plastico-visuali. Arti che
convivono in scena, senza sopraffarsi. […] Levaggi, come i suoi
co-generazionali Benjamin Millepied, Christopher Wheeldon, Wayne McGregor,
porta nel suo DNA l’eredità di maestri come George Balanchine e Merce
Cunningham. Il suo lavoro diretto e sintonico con Karole Armitage, che
assomma nel proprio percorso appunto la doppia militanza, balanchiniana e
cunninghamiana, e che aggiunge a questa solidità teorico estetica un astuto
tocco fashion up to date, ha indubbiamente segnato la “mano d’autore” di
Levaggi, che crede nella danza pura, che racconta solo se stessa nel suo
organico svolgersi, in un contesto di bellezza, a volte austero e a volte
glitterato, in totale postmoderna disinvoltura. […]
Con ogni evidenza il proposito del coreografo è quello di riflettere sul
valore della bellezza e sulla sua possibile condanna, rinnovando una
pluristagionale collaborazione con Corpicrudi avviata precisamente in
occasione di Primo toccare, ora di scena a Bologna, nato in tre momenti e
per tre luoghi: Bianco/White alla Biennale de la Danse de Lyon nel 2008,
Nero/Black al Joyce Theater di New York nel 2009 e Rosso/Red a BolzanoDanza
nel 2010.[…]

Primo toccare è nato a tappe, debuttando in diversi luoghi per ogni
sezione, ma ha finito per configurarsi come un unico balletto in tre atti,
pensato per capitoli […].
I non colori, bianco e nero, delle prime due sezioni di Primo toccare sono
fortissimi, non meno del capitolo rosso, che ovviamente fiammeggia, tutto
allagato di un profondo carminio. Il soffio della vita nell’ipnotico,
limbico, glaciale, White, con le sue modelle cristallizate sotto vetro
negli abiti di Alessandro De Benedetti, su un sonoro che è respiro e gemito
sensuale, nato o meglio snaturato dal silenzio fino a una risonanza
d’organo (musica di Autechre, Lilith, Mika Vainio), trova e manifesta il
suo senso nella teca di fiori virginali esposti con con un teschio argenteo
in proscenio, una natura morta, una vanitas figurativa (le nature morte di
teschi, strumenti musicali e fiori a cui ci ha abituato l’antica pittura
fiamminga del XVII secolo), un sic transit gloria mundi live, una critica
alla follia e alla superbia umane in quello che non è esattamente un
giardino di delizie; sintetizzando, un’installazione che mette in risonanza
l’eterno e il transitorio, ossia “i” temi dell’arte: vita, morte, erotismo.
Black, ritualmente intimo, in tonalità voluttuose, su musica di Arvo Pärt,
rimanda a immagini pagane di altari cristiani, con l’ara sacra abitata da
modelle in nero “inscatolate” nel plexiglas, anziché da Madonne e Santi,
mentre l’a solo Red, surreale e onirico, in un luogo di luce scarlatta
rinvia alla scultura grecoromana del nostro passato, esibendo statue che
citano l’antichità nella loro aurea e simbolica proporzione. La
danzatrice/il danzatore (talvolta Levaggi stesso), in cerca di statuaria
perfezione, sembra non avere altro scopo se non quello di mostrarsi,
intessendo un elogio del corpo quasi autoerotico, un dialogo interiore con
il suo Dio profano, in cui perdersi in una danza dove i suoni (di David
Tudor) appaiono generati dal movimento stesso”. (Elisa Guzzo Vaccarino, dal
programma di sala)

Matteo Levaggi, formatosi prima alla scuola del Balletto Teatro di Torino,
successivamente in Aterballetto, sin dai suoi primi passi come coreografo
evidenzia eclettismo nelle scelte, prediligendo compositori contemporanei
(come Sollima, Autechre, Pan Sonic). Nel 2006 Ismael Ivo lo invita alla
Biennale di Venezia.

CORPICRUDI (il duo formato dagli artisti contemporanei Samantha Stella e
Sergio Frazzingaro) hanno creato per il progetto tre installazioni, ognuna
dominata da un differente colore, giocando con la percezione visiva di
corpi, oggetti, suono e movimento. WHITE LUX è immersa in un bianco limbo,
BLACK LUX respira un’atmosfera intima e rituale, mentre RED LUX è un sogno
surreale in antiche visioni. I loro set-museo sono basati sul concepimento
del corpo e di alcuni simboli (il teschio e i fiori recisi dalle Vanitas
seicentesche, che rappresentano rispettivamente la fine della vita e la
fine della bellezza nell’episodio White, un altare con due modelle immobili
come in una comunione nell’episodio Black, una galleria di statue attinte
dalla tradizione greco-romana in Red), come elementi che rimandano al
nostro passato storico.

"Primo toccare" va in scena sabato 31 marzo (ore 20, Sera B) e replica
domenica 1 aprile (ore 15.30 e ore 20.00, Pomeriggio e Sera C).

www.comune.bologna.it/cultura

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